Un nuovo hub per il talento internazionale: l’Italia

Guerra dei talenti, caccia ai migliori, internazionalizzare gli organici: da anni le Direzioni HR vedono assaliti i loro desk da Amministratori Delegati, Direttori Generali o Imprenditori che non temono di inserire in azienda dei “critical know how”. Chi si occupa di risorse umane sa quanto questo tipo di pressing e domanda possa risultare “complicata da evadere”. Recentemente un nostro importante cliente a proprietà americana ci ha avvicinato offrendoci l’opportunità di osservare il suo intrigante piano di Talent Acquisition per il triennio 2019-21. Il nostro coinvolgimento è stato motivato da una e una sola domanda: “quanto il cd. regime impatriati (introdotto nel 2015 dal Decreto Internazionalizzazione e potenziato dalla Legge di Bilancio 2017 prima e poi, ulteriormente, dalla Legge n. 58/2019 di conversione del Decreto Crescita che torna a chiamarlo “rientro dei cervelli”) rende l’Italia più attrattiva per un talento proveniente da questa lista di Paesi che rappresentano il nostro abituale bacino di reclutamento internazionale?. È stato ed è interessante per ECA Italia potersi confrontare con questo tipo di domanda del mercato, perché in effetti, lo spirito e la ratio della norma sono proprio questi: attrarre in Italia lavoratori che, grazie alla loro esperienza e competenze maturate all’estero, favoriscano lo sviluppo economico, culturale e tecnologico del Paese.

Il 2019 è stato l’anno in cui la Direzione Risorse Umane ha “messo a fuoco” questa incredibile, seppur non più nuova, informazione e soprattutto opportunità: l’Italia è diventato il Paese fiscalmente più attrattivo per un talento internazionale, straniero o “italiano di rientro”. Il Decreto Crescita dello scorso aprile, convertito in Legge a fine giugno, ha apportato importanti novità per il regime fiscale di coloro che trasferiranno la loro residenza fiscale in Italia per motivi di lavoro per almeno due anni a partire dal 2020. Nel particolare la percentuale di esenzione salirà dal 50% al 70%, determinando un imponibile pari al 30% del reddito di lavoro per i primi 5 anni; la detassazione sale al 90%, determinando un imponibile pari al 10% del reddito di lavoro, in caso di trasferimento della residenza in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna o Sicilia. Il beneficio fiscale potrà essere esteso per ulteriori 5 anni (e sarà pari al 50%) in caso di acquisto di un immobile residenziale in Italia o di lavoratori con figli minori.

Il nuovo “rientro dei cervelli” semplifica anche le condizioni di accesso previste dal comma 1 dell’articolo 16 del D. Lgs. 147/15: a) basterà essere stati fiscalmente residenti all’estero nei due periodi di imposta precedenti il trasferimento della residenza (fiscale) in Italia (non più 5); b) in assenza di iscrizione AIRE, il lavoratore potrà dimostrare la residenza fiscale estera nei due anni precedenti il trasferimento in Italia ai sensi della Convenzione contro le doppie imposizioni in vigore tra l’Italia e lo Stato estero di residenza; c) potranno beneficiarne tutti i lavoratori (operai, impiegati senza funzioni direttive, calciatori senza laurea, etc.), perché non sarà più richiesto il possesso di un’elevata qualifica o specializzazione; d) l’attività lavorativa dovrà essere resa prevalentemente in Italia.

 

Di queste importanti novità parleremo il prossimo 11 dicembre durante il Convegno “Stranieri in Italia e mobilità in Europa” giunto alla sua ventesima edizione. Vi aspettiamo e buona lettura di questo numero di IMJ.

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