Il paradosso di Condorcet e la tattica per uscirne
Nei meccanismi di decisione collettiva – a livello politico e manageriale – la gestione dei tempi o meglio la tempistica sono spesso sottovalutate. Il caso della Brexit è in tal senso esemplare. Come lo sono occorrenza ed esiti dell’ultima crisi politica italiana. Eventi rappresentativi di ciò che spesso accade nei Consigli di amministrazione delle aziende e in qualsiasi attività manageriale che richiede la composizione di interessi e priorità divergenti.
Fu per primo Jean-Antoine Caritat de Condorcet, matematico e filosofo del XVIII secolo meglio conosciuto come il Marchese di Condorcet, ad analizzare il meccanismo delle preferenze collettive. Che possono essere cicliche, cioè non transitive, anche se le preferenze dei votanti non lo sono individualmente. Il Marchese che si dilettava di matematica e filosofia ne ricavò un celebre modello logico. Porta ancor oggi il suo nome: il paradosso di Condorcet.
Il Nobel per l’Economia Kenneth Arrow – lo vinse nel 1972 insieme a John Hicks per i contributi pionieristici alla teoria dell’equilibrio economico generale e alla teoria del benessere – ha successivamente dimostrato che Condorcet aveva ragione in ogni forma di votazione che rispetti alcuni semplici criteri, ricorrenti nell’agone politico come in quello della gestione delle risorse umane nelle organizzazioni aziendali complesse. Dove una maggioranza relativa potrebbe preferire la soluzione A alla soluzione B, la soluzione B alla soluzione C, ma prediligere tuttavia la soluzione C alla soluzione A. E questo accade perché spesso le maggioranze sono formate da gruppi di persone che hanno una graduatoria di preferenze diversa per le varie opzioni. Il paradosso sta nel fatto che i desideri della maggioranza possono essere in conflitto gli uni con gli altri. E portare allo stallo totale. Il Teorema dell’impossibilità di Arrow dimostra l’impasse della democrazia rappresentativa basata sui principi che solitamente sono considerati alla base della democrazia stessa: uguaglianza dei voti, univocità della scelta, certezza del risultato.
Prendiamo il caso della crisi politica italiana. C’erano gruppi politici che puntavano al voto immediato (A), preferendolo a un governo tecnico per andare presto alle urne (B) e lasciando quale ultima opzione la continuazione con altro assetto di un governo politico espresso da una nuova maggioranza parlamentare (C). Altri partiti davano un ordine diverso alle preferenze. Lo stesso discorso di potrebbe fare per la Brexit con le opzioni “no deal”, “soft Brexit” e nuovo referendum.
Come si esce da un paradosso che stigmatizza l’impossibilità di decidere? Fu lo stesso Marchese a suggerire una soluzione logico-matematica. Basata essenzialmente sulla corretta gestione dei tempi. Ad un manager o capo politico diremmo oggi: bisogna organizzare scrupolosamente l’agenda. Con il metodo Condorcet, naturalmente, che prevede di calendarizzare in modo opportuno la decisione (il voto) fra le diverse opzioni. Risulta determinante cioè scegliere quale opzione votare per prima, seconda e terza, perché il calendario influenza la decisione finale. La tattica ha determinato alla fine l’esito della crisi politica italiana. E anche un buon manager dovrebbe masticare tattica.