ESPATRIO CON FIGLI: QUANTO COSTANO GLI ASILI NIDO NEL MONDO?
Kate Wood – Benefits and Daily Rates team – ECA International
[Genitori single, dual career couples: l’accettazione di un incarico all’estero passa anche dal supporto per i figli degli espatriati in età pre-scolare. Kate Wood ci racconta gli ultimi trend secondo l’indagine Benefits for International Assignments ]
Oltre all’alloggio, un’altra voce di costo “sensibile” per le aziende che inviano proprio personale all’estero, è rappresentata dall’istruzione dei figli, anche in età pre-scolare. Cresce il numero di aziende che supportano i propri espatriati coprendo anche i costi per l’asilo nido, soprattutto in Paesi come Stati Uniti, Svizzera, UK dove le rette annuali sono particolarmente elevate.
Perché le aziende dovrebbero coprire i costi per l’asilo nido?
I risultati dell’indagine Benefits for International Assignments mostrano come il 19% delle aziende contribuisca alle spese di assistenza per bambini al di sotto dell’età scolare nel Paese di espatrio; le modalità e la misura dell’intervento aziendale variano da Paese a Paese (solo il 7% delle aziende in Asia, contro il 32% delle aziende europee). Il contributo del datore di lavoro riguarda quasi nella totalità dei casi le spese di iscrizione e retta annuale per l’asilo nido, mentre solo il 9% delle aziende interviene a supporto di altre spese come la baby sitter o la tata.
Quindi perché le aziende dovrebbero fornire un contributo per l’asilo nido o la baby sitter dei figli degli espatriati? Anzitutto perché prima era frequente che uno dei due genitori rimanesse a casa a prendersi cura dei bambini, mentre oggi non lo è più: vuoi perché aumentano le famiglie con genitori single, vuoi perché aumenta il numero di cd. dual career couples, per cui anche il partner o coniuge al seguito lavora all’estero, come evidenziato anche dall’indagine Managing Mobility. Grazie all’impegno di associazioni come la Permits Foundation, in molti Paesi oggi il partner dell’espatriato può ottenere un permesso di lavoro e accettare un impiego durante il periodo all’estero. Alcune multinazionali stanno spingendo ulteriormente su questo fronte cercando di assumere alle proprie dipendenze non solo l’expat, ma anche il partner al seguito, oppure offrendo consulenza sulla carriera. Allo stesso tempo, la percentuale di famiglie con doppia carriera è aumentata, sia perché cresce l’espatrio femminile, sia, più in generale la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Questi nuovi trend implicano necessariamente che gli espatriati con famiglia al seguito devono sostenere una voce di spesa in più, quella per l’assistenza all’infanzia.
In secondo luogo, come mostrano i risultati che seguono, i costi dell’assistenza all’infanzia rappresentano un onere significativo per i genitori, che potrebbe dissuadere i dipendenti dall’accettare l’incarico internazionale. Ciò è vero in particolare per i dipendenti assegnati da un Paese con costi di assistenza all’infanzia relativamente bassi (o sovvenzionati in larga parte dallo Stato) in un paese con costi elevati. Contribuire alle spese per l’infanzia, le aziende possono rendere la proposta economica ancor più attrattiva per l’expat e assicurarsi la retention dei migliori talenti.
Grafico: Paesi con costo degli asili nido più elevati
Fonte: ECA International Benefits for International Assignment Survey, 2019.
Costi degli asili nido – La classifica
I risultati dell’indagine evidenziano che le rette dell’asilo nido variano significativamente nel mondo, in considerazione di una serie di fattori tra cui l’incontro tra domanda e offerta, gli orari di apertura e la misura della partecipazione statale nella copertura dei costi.
In cima alla classifica gli Stati Uniti, con una retta media annua di 35.431 USD. Seguono a breve distanza Svizzera, Regno Unito, Paesi Bassi e Australia. Non è una sorpresa che in questi Paesi gli asili nido siano particolarmente costosi, per via di un PIL pro capite elevato e una cultura in cui è normale che in famiglia lavorino entrambi i genitori, contribuendo a generare una forte domanda di asili nido da parte di espatriati e locali. In genere le strutture scolastiche per l’infanzia hanno quindi orari di apertura prolungati per soddisfare le esigenze lavorative, aumentando ulteriormente i prezzi. Ad esempio, negli Stati Uniti è normale che un asilo nido sia aperto 10 ore al giorno per 52 settimane all’anno, mentre in Tailandia, ad esempio, gli asili nido sono aperti solo in media sei ore al giorno, 44 settimane all’anno.
A differenza dei Paesi nella Top 10, la Russia presenta costi annuali per l’asilo nido elevati ma non a causa della forte domanda, piuttosto a causa della mancanza di offerta: in Russia non è diffusa la cultura di mandare i bambini con meno di due anni all’asilo nido, bensì di affidarli, nel caso in cui entrambi i genitori lavorino, ad esempio ai nonni. Pochissimi asili accettano bambini di età inferiore ai 2 anni e quindi gli asili nido internazionali, che invece sono richiesti dagli expats, sono in grado di mantenere i loro prezzi elevati.
Un altro elemento interessante che emerge dall’indagine è ad esempio la Svezia, che ha i costi di asilo nido più bassi, con una retta media annua di appena 1.829 USD. Ciò è dovuto al fatto che la Svezia, come noto, vede una partecipazione statale molto generosa alle spese per l’infanzia. Ad esempio, a Stoccolma, l’assistenza a tempo pieno per un bambino di un anno ha un costo al massimo pari al 3% del reddito familiare o di 1.425 SEK al mese; questo importo diminuisce poi per ogni bambino in più. Anche Norvegia, Austria, Finlandia, Francia e Germania offrono generosi sussidi per l’assistenza all’infanzia: ad esempio nel 2018, Berlino ha abolito per prima in Germania le tasse per tutti i centri comunali diurni per l’infanzia. Una mossa intesa a rendere la città più adatta alle famiglie e alleviare l’onere economico a carico dei genitori. Sebbene la partecipazione statale ai costi di assistenza all’infanzia abbia i suoi ovvi benefici, può portare a un calo dell’offerta (per minori investimenti, ad esempio, in nuove strutture): gli espatriati in questi Paesi, sebbene sosterrebbero minori costi, potrebbero dover affrontare lunghe liste di attesa. Ad esempio, a Berlino, dove attualmente vi è una carenza di circa 2.500 posti di asilo nido, i tempi di attesa possono arrivare fino a un anno.
Asilo nido o tata?
Non sempre è facile trovare nel Paese di assegnazione asili nido che soddisfano le esigenze degli espatriati: ad esempio, una sorprendente carenza di asili nido si registra in Hong Kong, Cina, Turchia e Corea del Sud. In Hong Kong ad esempio, ciò è dovuto alla grande prevalenza di assistenti domestici. Le tate sono prontamente disponibili e sono generalmente più economiche degli asili nido, il che significa che sono normalmente il primo punto di riferimento per i genitori con bambini piccoli. Di conseguenza, non molti asili nido di Hong Kong accettano bambini.
Cina, Turchia e Corea del Sud in genere non accettano bambini al di sotto dei due anni e spesso seguono un calendario accademico, quindi non sono aperti tutto l’anno. Gli espatriati che vivono in questi Paesi, dove non sono prontamente disponibili asili nido adeguati, dovranno fare affidamento su fornitori di servizi di assistenza all’infanzia per prendersi cura dei propri figli. Le aziende dovrebbero esserne consapevoli e, di conseguenza, essere più flessibili nella definizione di assistenza all’infanzia, poiché attualmente solo una piccola percentuale copre il costo dei fornitori di assistenza all’infanzia al di fuori degli asili.