COVID-19: IMPATTI SULLA MOBILITA’ INTERNAZIONALE PER LE AZIENDE ITALIANE

[In questo articolo i principali risultati dell’indagine ECA Italia che ha coinvolto 47 multinazionali italiane sulla gestione degli expat durante l’emergenza Covid e sulle prospettive future]

La situazione dei mesi passati, che rimane ancora attuale seppure in evoluzione, ci ha portato ad interrogarci su come le aziende hanno reagito durante la situazione emergenziale creatasi per la diffusione del Coronavirus nel mondo e quali potrebbero essere gli scenari del futuro a breve e medio termine per la mobilità internazionale dei lavoratori e delle loro famiglie.

La brusca e rapida interruzione degli spostamenti, insieme ad un forzato isolamento e sorveglianza sanitaria, hanno sicuramente determinato la revisione e dei progetti di espatrio ma anche delle brevi assegnazioni.

ECA ha intervistato 47 aziende per oltre l’80% multinazionali con HQ in Italia di diversi settori, con una prevalenza manifatturiera.

Le aziende hanno reagito in maniera diversa alla situazione emergenziale, valutando con le proprie strutture interne ma anche con un dialogo con i lavoratori, quale fosse la misura più adeguata: rimpatriare o no?

La scelta è stata considerata sia in funzione delle caratteristiche del Paese di assegnazione e della presenza aziendale (es: struttura sanitaria locale e strumenti di tutela, vincoli al rientro, continuità aziendale) che delle situazioni personali dei lavoratori (es: famiglia, visti). I risultati evidenziano che molte aziende hanno consentito il lavoro da remoto (sia nel Paese di espatrio che in alcuni casi nel Paese di provenienza a favore della società estera), mentre circa un terzo ha favorito il rimpatrio totale o parziale degli espatriati.

La gestione del rientro, insieme all’accesso alle informazioni nel Paese estero, ha rappresentato la maggiore difficoltà per la funzione HR/Global Mobility. Questi aspetti potrebbero favorire nel medio termine una migliore e maggiore relazione anche con le istituzioni pubbliche sia italiane che estere a supporto dei lavoratori espatriati oltre che a rivedere con sempre maggiore periodicità i piani di sicurezza.

Da un punto di vista retributivo, il 60% delle aziende non è intervenuto sul trattamento complessivo di espatrio, mentre la rimanente parte ha rivisto alcune indennità e benefits in particolare per i casi di rientro nel Paese di origine. Questa situazione potrebbe comunque diventare critica in ipotesi di permanenza prolungata nell’Home Country (es: oltre 6 mesi), generando anche un impatto fiscale e previdenziale (e quindi costo azienda) imprevisto.

Lo scenario che si prospetta per il futuro a breve e medio termine è al momento incoraggiante: la mobilità internazionale è stata per la maggior parte delle aziende sospesa nel primo semestre 2020 per riprendere appena possibile. In questi mesi di giugno e luglio stiamo in effetti notando, in parallelo con la riapertura delle frontiere, la ripartenza delle assegnazioni sia di breve periodo (es: trasferte per installazione, manutenzione, assistenza) che a medio-lungo termine. In tal senso anche il confronto con ECA International e con i business partner all’estero ci conferma questa tendenza, salvo alcuni Paesi in cui la situazione è ancora critica (USA, India, Brasile e in parte Cina ma in via residuale).

Le previsioni per il 2021 confermano il quadro di sostanziale fiducia nella ripresa dei progetti di mobilità internazionale seppure in un quadro complessivo più frammentato in cui le aziende, e in particolare la funzione Global Mobility, sono chiamate a valutare nuove modalità di assegnazione, soluzioni e strumenti che garantiscano la crescita delle attività estere in un contesto di tutela e sicurezza dei lavoratori. 

Un grazie a tutte le aziende che hanno partecipato. 

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