CINA: dal 2022 nuove regole fiscali per gli espatriati. Prepararsi alla transizione

A partire dal prossimo anno, gli stranieri che lavorano in Cina potrebbero non avere più diritto all’esenzione sui benefit in kind (come spese per l’alloggio, per l’istruzione dei figli e per la formazione linguistica). Ciò si tradurrà in una maggior carico fiscale per alcuni datori di lavoro e per i lavoratori stranieri con un reddito più elevato. È importante che i dipendenti stranieri interessati e i loro datori di lavoro si preparino per l’eventuale transizione il prima possibile.

Gli espatriati che lavorano in Cina godono al momento dell’esenzione da imposte su alcuni benefit in kind (BIK o fringe benefit) ossia elementi aggiuntivi al trattamento economico cash, corrisposti a titolo di rimborso.

Tuttavia, con l’introduzione da gennaio 2019 della nuova legge sull’imposta sul reddito delle persone fisiche (Amended PRC Individual Income Tax (IIT) Law) e dei suoi regolamenti di attuazione, alcuni benefit oggi non imponibili saranno sostituiti da un sistema di deduzioni, mentre per altri benefit l’esenzione potrebbe cessare del tutto dal prossimo anno.

Questa riforma ha suscitato preoccupazioni tra i lavoratori stranieri e le aziende, che potrebbero dover affrontare un aumento degli oneri fiscali e/o del costo del lavoro.

Cerchiamo quindi di chiarire le principali implicazioni della nuova normativa fiscale e fornire qualche suggerimento utile alla gestione delle risorse espatriate in Cina.

Quali sono i benefit in kind esenti da imposte?

Gli stranieri residenti fiscali in Cina possono attualmente beneficiare dell’esenzione fiscale su otto categorie di benefit:

  • spese per l’alloggio
  • spese per l’istruzione dei figli
  • spese per la formazione linguistica
  • spese per i pasti
  • spese per lavanderia
  • spese di trasferimento
  • spese per viaggi di lavoro
  • spese per viaggi di rientro nel Paese di origine

a condizione che le spese sostenute siano di importo ragionevole e che vi siano opportuni giustificativi (come le fatture, fapiao). Inoltre, per alcune categorie sono previste delle specifiche limitazioni: ad esempio, per le spese di rientro nel Paese di origine, potrebbero essere esentate solo le spese per un massimo di due viaggi l’anno.

Periodo di transizione di tre anni per i residenti fiscali non domiciliati in Cina

Con l’entrata in vigore della riforma fiscale dal 1° gennaio 2019 e con l’abolizione dell’esenzione fiscale sui benefit in kind per gli stranieri, il Governo cinese si è posto l’obiettivo di uniformare il trattamento fiscale dei cittadini cinesi e stranieri.

Per garantire un cambiamento graduale, alla fine del 2018, il Ministero delle finanze e l’amministrazione fiscale statale hanno introdotto, con la “Notice on the Preferential Policy Convergence Problem, Cai Shui [2018] n. 164”, un periodo di transizione di tre anni. Dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2021, i residenti fiscali non domiciliati in Cina (ossia i soggetti che non hanno un domicilio in Cina e risiedono per 183 giorni o più in Cina in un determinato anno fiscale) possono scegliere se:

  • continuare ad applicare l’attuale regime (esenzione fiscale) o
  • beneficiare delle nuove categorie di spese deducibili (six additional itemized deductions), per
    • spese per l’istruzione dei figli;
    • spese per la formazione continua;
    • interessi passivi su mutuo immobiliare;
    • affitto dell’alloggio;
    • spese sanitarie per malattie gravi
    • spese per la cura degli anziani.

I due regimi sono alternativi: non è possibile modificare la propria scelta in un determinato anno fiscale.

Al termine del periodo di transizione, quindi dal 1° gennaio 2022, i residenti fiscali non domiciliati in Cina non godranno più dell’esenzione fiscale sui benefit alloggio, formazione linguistica e istruzione dei figli. L’esenzione per queste tre categorie di benefit sarà sostituita dalle corrispondenti deduzioni speciali aggiuntive.

Per quanto riguarda le restanti cinque categorie di benefit (spese per pasti, lavanderia, spese di trasloco, spese di viaggi d’affari e viaggi di rientro), non sono stati ancora forniti chiarimenti sul nuovo trattamento fiscale.

 “Data la possibilità che il governo possa abolire le esenzioni fiscali su tutte le otto tipologie di benefit aziendali, o che l’ufficio delle imposte possa diventare più rigoroso nell’approvare le esenzioni fiscali sulle restanti voci, i datori di lavoro dovrebbero prepararsi a possibili cambiamenti il prima possibile per evitare preoccupazioni da parte degli espatriati”, ha affermato David Niu, Senior Manager di Dezan Shira & Associates.

Il regime fiscale attuale risulta più vantaggioso per gli espatriati che hanno un reddito e un livello di spesa più elevati rispetto al sistema delle nuove sei deduzioni aggiuntive.

Come noto, è possibile beneficiare dell’esenzione da imposte per i benefit in kind purché la spesa sia “ragionevole” in base a tenore di vita, livello dei consumi, prezzi di mercato, etc. e, di solito, secondo le autorità fiscali cinesi una percentuale che va dal 30% al 35% circa dello stipendio mensile dell’espatriato è ritenuta accettabile.

Diversamente, il sistema delle deduzioni aggiuntive (ad eccezione dei costi per la assistenza sanitaria) prevede degli importi standard. Ad esempio, per le spese di istruzione dei figli il limite è di 1.000 RMB al mese per figlio, che può essere un importo molto inferiore rispetto alle spese scolastiche sostenute da uno straniero.

Adam Livermore, Partner di Dezan Shira & Associates, ritiene che gli stranieri con figli iscritti presso scuole internazionali siano i più “interessati”: “Le rette delle scuole internazionali possono arrivare a decine di migliaia di dollari per bambino all’anno. Una volta cessato lo status di esenzione fiscale, gli espatriati con figli che frequentano questo tipo di scuole dovranno affrontare un carico fiscale complessivo significativamente più elevato“. Inoltre, “Gli espatriati cui si applica l’aliquota fiscale del 35 o 40% con un uno o più figli in scuole internazionali dovrebbero far fronte a diverse migliaia di dollari di tasse aggiuntive. Quindi, in termini di scelta di vita, (il nuovo regime fiscale, ndr) per loro può diventare un problema “.

Tuttavia, la transizione non è necessariamente una circostanza negativa per tutti gli stranieri: in precedenza, per godere dell’esenzione fiscale, agli espatriati era richiesto di fornire fatture e/o ricevute relative a ciascuna spesa, ogni mese, il che non è sempre agevole. Ad esempio, per il rimborso delle spese d’affitto, non è sufficiente firmare un contratto di locazione, ma l’espatriato deve chiedere al proprietario di registrare il contratto e consegnare una fattura ogni mese.

Inoltre, gli stranieri il cui reddito non è così elevato, potranno ora accedere alle deduzioni aggiuntive purché siano fiscalmente residenti in Cina. Le stesse potranno essere richieste direttamente in sede di dichiarazione dei redditi o tramite il proprio datore di lavoro, una volta ottenuto il proprio codice fiscale cinese presso l’ufficio delle imposte. La procedura sarà quindi molto più semplice rispetto all’invio di documentazione, come fatture o ricevute fiscali (fapiao).

Prepararsi per la transizione

Poiché il cambiamento potrebbe comportare una riduzione in alcuni casi fino al 13% del trattamento netto, è bene che i datori di lavoro provvedano a una revisione dei i contratti di lavoro e del pacchetto retributivo dei propri lavoratori in Cina: comunicazione e pianificazione tempestive possono migliorare la trasparenza ed evitare controversie.

In alcuni casi, le aziende potrebbero dover farsi carico del maggior onere fiscale. “Potrebbe essere un costo significativo per le piccole e medie imprese“, conferma Livermore, che sottolinea come “queste società potrebbero aver bisogno di adeguare il loro modello di business, ad esempio, considerando l’assunzione di più ‘in-pats’.”

Anche le grandi multinazionali potrebbero in ogni caso dover affrontare l’aumento dei costi degli espatriati in Cina. “Per ragioni di controllo dei costi, la casamadre dovrà essere più prudente e agile nella pianificazione dell’invio di dipendenti in Cina“, ha consigliato Livermore.

David Niu ha anche aggiunto: “In effetti, alcune regioni della Cina hanno introdotto regimi di maggior favore per ridurre il carico fiscale sui talenti stranieri. Ad esempio, il trasferimento nella Greater Bay Area (GBA) è diventata una strategia per alcune multinazionali”.

Attualmente, la Greater Bay Area di Guangdong-Hong Kong-Macao prevede per i talenti stranieri (ma anche per quelli residenti in Hong Kong, Macao e Taiwan), una riduzione del loro imponibile fiscale al 15% fino alla fine del 2023. Per beneficiare di questa agevolazione, il talento straniero deve lavorare in una delle nove città designate nella provincia del Guangdong e soddisfare la i requisiti per essere definito un “talento raro”. Inoltre, alcune amministrazioni locali si riservano il diritto di aggiungere ulteriori requisiti minimi per accedere al beneficio fiscale.

Il Hainan Free Trade Portal (FTP) ha introdotto una corsia preferenziale simile per i talenti stranieri e nazionali fino alla fine del 2024. Hainan richiederà ai lavoratori stranieri di firmare un contratto di lavoro della durata di almeno un anno con un’impresa registrata e che abbia una presenza significativa in Hainan FTP, per beneficiare di un’aliquota fiscale inferiore in alcuni settori. Dal 2025 al 2035, Hainan FTP continuerà a ridurre le aliquote fiscali al 3, 10 e 15% sul reddito imponibile prodotto in Hainan, purché tali soggetti vi risiedano per non meno di 183 giorni all’anno.

In vista dei cambiamenti che riguarderanno i lavoratori espatriati dal prossimo anno, è ragionevole pensare che anche altre aree e province della Cina introdurranno regimi fiscali simili, con l’obiettivo di continuare a competere per attrarre talenti dall’estero.

Zoey Zhang and Katrina Huang – Dezan Shira & Associates

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