USA: gli effetti della pandemia sull’ingresso nel Paese

Da marzo ad oggi, una serie di Proclamation del Presidente (uscente) Trump hanno messo a rischio l’ingresso di migliaia di tecnici, specialisti, manager, investitori e non solo, stranieri, negli Stati Uniti. Cerchiamo di fare luce sull’attuale situazione per aiutare le aziende e i lavoratori ad affrontare al meglio i futuri ingressi negli USA durante la pandemia.

Dal 13 marzo 2020 una serie di ordini esecutivi del Presidente Trump hanno sempre più limitato la possibilità di fare ingresso negli USA per motivi di lavoro; a causa del diffondersi della pandemia, l’obiettivo delle Proclamation – in particolare quella del 13 marzo e del 22 giugno – è stato quello di proteggere il mercato del lavoro statunitense considerato il crescente tasso di disoccupazione causato dall’emergenza mondiale da COVID-19.

La sospensione delle attività dei consolati americani tra marzo e luglio – e il nuovo rallentamento di queste settimane data la recrudescenza della pandemia – hanno posto aziende e lavoratori in difficoltà nel pianificare e gestire le assegnazioni negli USA. A partire dal mese di luglio, tuttavia, sono state previste alcune eccezioni per poter garantire l’ingresso negli USA a tutti quegli individui “colpiti” dalle Proclamation presidenziali.

Analizziamo di seguito questa complessa situazione, rispondendo ad alcune delle domande più frequenti

Quali sono i provvedimenti che impattano sulla concessione dei visti e sull’ingresso negli USA per i lavoratori stranieri?

La Proclamation 9993 (Suspension of Entry as Immigrants and Nonimmigrants of Certain Additional Persons Who pose a Risk of Transmitting 2019 Novel Coronavirus) in vigore dal 13 marzo 2020 (cd. travel ban) ha imposto il divieto di ingresso, fino a nuovo ordine, negli USA per chi è stato fisicamente presente nei 14 giorni precedenti in Paesi dell’Area Schengen, Cina, Iran, UK, Irlanda, Brasile. Il travel ban si basa sul criterio della presenza fisica dell’individuo sul territorio e non sulla nazionalità, pertanto coloro che necessitano fare ingresso negli USA (con apposita autorizzazione di lavoro/business/turismo) nel breve termine, possono avvalersi della possibilità di trascorrere 14 giorni in un Paese terzo e che non rientri nell’elenco dei Paesi cui si applica il travel ban (salvo specifiche limitazioni all’ingresso e obblighi di quarantena previsti dai singoli Stati, in continua evoluzione).

In aggiunta al travel ban di marzo, la Proclamation 10052 (Proclamation Suspending Entry of Aliens Who Present a Risk to the U.S. Labor Market Following the Coronavirus Outbreak – che ha integrato una precedente Proclamation del 22 aprile), ha sospeso dal 24 giugno il rilascio di nuovi visti per tutti coloro che, al momento della sua entrata in vigore, si trovano al di fuori degli Stati Uniti e non già in possesso di un visto in corso di validità. Le categorie di visti momentaneamente sospesi dalla Proclamation sono i visti J (training, formazione, programmi di scambio culturali), L (manager e personale specializzato assegnato negli USA nell’ambito di gruppi multinazionali – intra-company transferee), H1B e H2B (individui in possesso di un particolare titolo di studio e che occupano una posizione specifica), in quanto considerati un rischio per il mercato del lavoro statunitense. Nei fatti, la proclamazione di giugno – valida, al momento, fino al 31 dicembre 2020 – “colpisce” l’emissione di questi nuovi visti e non di quelli ottenuti prima della data di entrata in vigore della proclamazione e in corso di validità.

Ci sono eccezioni a queste Proclamation?

Sì. Le autorità americane hanno previsto delle eccezioni alle Proclamation attualmente in vigore, non solo per i cittadini statunitensi/residenti permanenti e loro familiari, ma anche per alcuni viaggiatori d’affari, tecnici, investitori, esportatori, docenti, studenti e giornalisti; così come per coloro che intendono fare ingresso negli USA per motivi umanitari, per supporto medico-sanitario alla gestione della pandemia, per motivi di sicurezza nazionale, e nell’ambito della filiera alimentare.

L’eccezione è prevista per tutti quei cittadini stranieri il cui ingresso nel Paese è considerato di interesse nazionale dal Segretario di Stato o dalla Homeland Security, e prevede la richiesta di una speciale autorizzazione/esenzione di ingresso da presentare direttamente all’ambasciata americana di competenza nel paese di origine, la cd. NIE – National Interest Exception.

Cos’ è necessario dimostrare per ottenere la NIE?

In generale, la NIE è concessa a coloro il cui ingresso negli USA sia a beneficio dell’economia statunitense ed essenziale per il business della società americana di riferimento. Ad esempio: manager, executives che devono svolgere negli USA attività manageriale strategica per società in loco; tecnici e personale specializzato per attività di installazione, manutenzione, formazione su impianti, macchinari, attrezzature fornite da imprese straniere ad aziende statunitensi.

Come richiedere la NIE?

La richiesta di NIE va presentata, insieme all’adeguata documentazione di supporto (tra cui, una lettera esplicativa dell’impellente necessità che ha la società americana di avere in loco lo specifico individuo), al Consolato USA competente, che può impiegare fino a 60 giorni per dare un responso. Anche se la NIE fosse concessa dal Consolato/Ambasciata, l’ultima decisione sull’ingresso negli USA spetta al CBP (Costumer Border Protection) al porto d’entrata negli USA).

Per chi non ha ancora ottenuto il visto per gli USA, la richiesta di NIE dovrà essere presentata contemporaneamente alla richiesta di visto in sede di intervista al Consolato.

Inoltre, chi richiede nello specifico un visto L e proviene da uno dei Paesi inclusi nella Proclamation di marzo, dovrà presentare una duplice richiesta di esenzione, sia dal travel ban (restrizioni di ingresso per motivi di Covid-19), che dal visa ban (sospensione temporanea di ingresso di determinate tipologie di visto) del 24 giugno. Tuttavia, se la società è membro di una delle seguenti associazioni, US Chamber of Commerce, National Association of Manufacturers, National Federation of Retailers, il Consolato potrebbe anche disapplicare il visa ban all’individuo richiedente il visto L.

Evidenziamo che il Consolato USA emetterà parere sul NIE in sede di intervista per il visto nonostante non si sia fatta richiesta specifica per l’esenzione, pertanto è altamente consigliato prendere appuntamento per l’intervista unicamente quando sarà stata definita l’effettiva data di partenza per gli USA. Il Consolato potrà inoltre ritenere idoneo il richiedente per il visto di riferimento, ma non per la NIE; nel caso specifico il visto non sarà pertanto emesso fino a nuovo avviso.

Cosa fare una volta che la NIE è approvata?

La NIE ha una validità di 30 giorni dalla data di approvazione e per un unico ingresso negli USA attraverso uno dei 15 aeroporti designati. Andrà pertanto utilizzata nel breve termine congiuntamente all’autorizzazione di lavoro/business ottenuta per l’ingresso nel Paese. Qualora per cause di forza maggiore non fosse possibile usufruire della NIE ottenuta, si potrà fare nuova richiesta di esenzione alle autorità americane di competenza. Trattandosi di una seconda richiesta, le autorità potrebbero impiegare un tempo maggiore nel dare riscontro, così come rimane sempre a loro discrezione l’approvazione della stessa (sia che si tratti della prima richiesta, della seconda, e così via).

Data l’attuale situazione, tutte le aziende dovranno pianificare con largo anticipo l’assegnazione dei propri lavoratori negli USA, dato che ora come non mai, l’ingresso nel Paese è diventato ancora più complesso.

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