Tra Minority Report e Smart Working

La profilazione dei professionisti nelle aziende di oggi inizia ad assomigliare sempre più ai romanzi di Philipp K. Dick. Se non alla stregua della “preconizzazione” in stile The Minority Report, comunque a livelli decisamente futuribili. Basti citare, a titolo di esempio, il LUXXprofile, tecnica di profilazione lavorativa, per l’appunto, che si basa su un questionario standardizzato e scientificamente validato dall’Università del Lussemburgo. Questa tecnica consente di misurare l’intensità di 16 “motivi” o bisogni fondamentali che guidano il comportamento umano. La curiosità insieme a riconoscimento, il potere e lo status, considerando anche il possesso, l’autonomia, i contatti sociali fino ai  principi astratti e a categorie quali struttura, sicurezza o vendetta. La scansione non si ferma ancora: arriva a considerare pure il movimento, l’impegno sociale, il gusto nel mangiare, la sensualità e la dimensione famigliare.

Il profilo che alla fine emerge è una sorta di “impronta digitale” della personalità. Per offrire una lettura estremamente precisa delle caratteristiche della persona. L’accuratezza della misurazione, in ambito lavorativo e in particolare manageriale, permette infatti di considerare le diverse facce di quel poliedro che è l’intelligenza umana.

Ancora oggi, del resto, a livello istintivo, almeno quando parliamo di intelligenza la immaginiamo come un monolite, un blocco unico e semplice. Sarebbe invece più corretto parlare di intelligenze, al plurale, per comprendere davvero la complessità dell’argomento.

Il primo ad elaborare la cosiddetta “Teoria delle intelligenze multiple” è stato lo psicologo Howard Gardner. Nella sua analisi partì da una constatazione: la cultura occidentale dominante valorizzava solo due tipi di intelligenza, quella linguistica e quella logico-matematica. Lui stesso, invece, ne individuò inizialmente altre cinque, poi divennero nove. Localizzate in parti differenti del cervello: dall’ Intelligenza Spaziale a quella Musicale passando per l’Intelligenza Interpersonale ed Esistenziale.

Sebbene connaturati alle persone, questi tipi di intelligenze possono essere sviluppati mediante l’esercizio o “decadere” con il tempo.

La fase straordinaria – nel senso letterale del termine, non ordinaria – che stiamo attraversando causa pandemia offre una finestra di opportunità incredibile per le aziende che, nel rimodulare l’organizzazione del lavoro, vogliono intercettare attitudini e intelligenze rimaste magari oscurate finora. E la centralità della funzione Risorse Umane è del tutto evidente in tale contesto. Il processo di integrazione del lavoro da remato nell’ordinaria attività d’impresa rappresenta un’occasione irripetibile perché ha di fatto aperto un cantiere nel quale cooperano diverse funzioni aziendali. Un cantiere-laboratorio in cui si dovrebbe cercare di trovare le giuste calibrature per migliorare il motore dell’impresa. Obiettivo raggiungibile, a patto che si parta da una formazione poliedrica dei manager.

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