Ripartenze

L’economia e i mercati si muovono, da sempre, sull’onda di eventi più o meno discontinui, cui si associa di norma un “driver”, un Paese, una grande azienda, un prodotto innovativo, un’evoluzione tecnologica, che, combinati a iniziative politiche e proattività dei singoli sviluppano nuovi scenari. Se queste circostanze hanno una loro definizione e una loro ordinarietà, ci sono e ci saranno momenti dove un Paese, un’azienda, una persona fisica, un dipartimento universitario, un evento socio-politico darà/daranno vita a un momento di ripartenza e di riorganizzazione. Siamo ancora nel pieno di una pandemia che ha condizionato e sta condizionando le strategie delle aziende: le ripartenze legate ai benefici del Recovery Plan sono ancora in fase di costruzione e pianificazione, l’impazienza di aziende e addetti ai lavori sul punto è comprensibile.

Chi sta giocando in anticipo raccogliendo dei risultati a tratti stupefacenti è la Cina: ECA Italia ha avuto l’opportunità di sponsorizzare il XII rapporto annuale CeSIF – Fondazione Italia Cina, che rappresenta da diversi anni un punto di riferimento per chi, nel quadro dei propri piani di sviluppo e internazionalizzazione del business in Asia, ha interessi e investimenti in Cina. Guardando ai dati del rapporto, in Cina “la quota di Pil dedicata a R&S è passata dall’1,86% del 2013 al 2,40% del 2020; considerando l’aumento corrispondente del Pil, questo è equivalente a un incremento in valore assoluto di oltre 40% dal 2013 e di oltre 20% dal 2016, anno d’inizio del XIII piano quinquennale”(Fonte: XII Rapporto Annuale CeSIF, pag. 13) e “restano prioritarie alcune direttrici di ridefinizione del modello di crescita economica, tra cui: a) equilibrio tra indebitamento e misure di stimolo; b) esigenze di tutela ambientale; c) riqualificazione del tessuto industriale; d) rafforzamento dei consumi. Rimane di primaria attualità la China International Import Expo che si tiene a Shanghai nel mese di novembre e che, con la sua creazione, ha certificato la volontà di Pechino di modificare almeno in parte l’archetipo della Cina come fabbrica del mondo. La fiera, gratificata dalla presenza di Xi Jinping, rappresenta l’inversione di questo paradigma, a favore della domanda di prodotti di qualità da parte dei consumatori cinesi” (Fonte: XII Rapporto Annuale CeSIF, pag. 8)

La combinazione tra prodotti di qualità per il modello di consumo cinese e uno sviluppo regolare e continuo della ricerca in R&D apre un nuovo punto di osservazione sulla Cina: la Repubblica Popolare Cinese è stata – ed è ancora – oggetto di reiterati dibattiti rispetto al suo ruolo di “terminal” di fenomeni di globalizzazione più che di internazionalizzazione. La stessa “autodefinizione” di “Fabbrica del Mondo” genera conflitti ideologici rispetto alle relazioni con questo grande Paese. Oggi che il mondo deve ripartire lasciandosi la pandemia (quanto prima) alle spalle, ecco che la Cina apre una discussione nuova, con un modello politico generale che sembra (o vuole) comunicare la transizione verso un nuovo posizionamento. È chiaro che questo possibile nuovo scenario non può che ulteriormente confermare l’interesse dell’Italia verso la Cina: se la Cina diventa sempre più mercato target, oltre che un hub di ricerca e sviluppo tecnologico, un prodotto di qualità come quello italiano potrà trovarvi significativa collocazione, sia a valle di piani di export che con riguardo a investimenti diretti nella Repubblica Popolare Cinese per la realizzazione e commercializzazione di prodotti di qualità ad hoc per il mercato locale. La conseguenza potrà e potrebbe essere quella di vedere la Cina come un effettivo terminal di internazionalizzazione del business in luogo di una più frequente (e spesso criticata) globalizzazione.

In questo quadro si inseriscono alcune dinamiche di rilievo per chi fa Global Mobility. L’osservatorio ECA Italia registra nel 2021 una “domanda di Cina” che inizia a ricordare i tempi pre-covid: le aziende che devono inviare personale in Cina dovranno peraltro confrontarsi con una serie di vincoli da tenere al più elevato livello di attenzione. La situazione pandemica richiamata in premessa rende ad oggi la Cina difficilmente accessibile: le operazioni di investimento dei player italiani sono molte, così come lunga è la lista di attesa per manager e specialisti chiamati a confermare il loro ruolo di “frontiera del management italiano in Cina”: allo stato attuale la richiesta di un permesso di lavoro per cittadini stranieri è subordinata all’approvazione di una lettera d’invito (cd. PU Letter) da parte delle autorità cinesi, elemento che aggiunge complessità e incertezza, anche in termini di tempistiche per la pianificazione dei processi di espatrio. Restano inoltre, le misure di sorveglianza sanitaria (es. quarantena e test Covid-19 prima e dopo l’arrivo in Cina) da rispettare in base a quanto previsto dalle singole località.

Guardare alla ripartenza è un obbligo, le numerose e diffuse partnership industriali e commerciali italiane con la Cina non potranno che supportare “l’attitudine” che tale ripartenza richiede. Gli espatriati continueranno a giocare un ruolo chiave nello schema delle aziende che hanno nella Cina un target di riferimento: gestirli bene, pianificare correttamente il progetto di assegnazione in Cina, conoscere il Paese e le sue norme sono stati e continueranno in tal senso ad essere comportamenti tecnico-organizzativi essenziali.

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