Qualcuno mi può presentare un tecnico specializzato?

“La nostra azienda opera nella meccanica di precisione (…), la nostra nell’automazione industriale (…): non riusciamo più a trovare tecnici specializzati che possano supportare le attività di montaggio, installazione, customer service (…) come potremmo fare?”. La nostra area tecnica incontra, con sempre maggiore frequenza, questo tipo di domanda da parte di molte risorse umane. Ad essere in sofferenza è, in particolare, il mondo industriale: i ragazzi che si diplomano presso gli istituti tecnici industriali – i periti industriali – tendono con sempre maggiore frequenza ad iscriversi all’università e, chi non lo fa, tendenzialmente non opta per la professione di tecnico specializzato in area industriale.

In parallelo, settori come quelli sopra richiamati continuano storicamente ad avere una forte domanda dai loro mercati di riferimento, non solo italiani, come ovvio, ma anche e soprattutto internazionali.

Esistono ancora i tecnici specializzati nella fascia d’età 45-50 anni, altri nella fascia 40 anni, pochi in quella dei 35enni e insufficienti nella fascia 25-35. Pertanto, la Direzione Risorse Umane di un’azienda italiana tipicamente appartenente a queste aree di business condivide di frequente con i nostri gruppi di lavoro che: “il mercato italiano dei tecnici specializzati non soddisfa la nostra domanda di lavoro, ma abbiamo trovato questi profili in Argentina e sarebbero disposti a venire a lavorare in Italia. Operano in un contesto molto vicino al nostro core business: ci aiutereste nella gestione della pratica migratoria? Avevamo pensato allo strumento della Blue Card”.

Ma cos’è la Blue Card? Si tratta di un permesso di lavoro riconosciuto nell’UE che permette ai cittadini extracomunitari altamente qualificati di lavorare in un paese dell’Unione Europea. In Italia questo strumento trova ricezione nell’art. 27 quater Testo Unico Immigrazione. Ma chi sono i lavoratori qualificati riconosciuti dall’art 27 quater? Viene considerato “lavoratore straniero altamente qualificato” lo straniero in possesso di:

  1. titolo di istruzione superiore che attesti il completamento di un programma di istruzione superiore post-secondaria di durata almeno triennale;
  2. dichiarazione di valore riferita al medesimo titolo;
  3. proposta di contratto di lavoro o offerta vincolante in italiano, siglata per accettazione dalla risorsa, della durata di almeno 12 mesi (riferita a figure professionali rientranti nei livelli 1, 2 e 3 della classificazione Istat delle professioni CP2011. La retribuzione non deve essere inferiore al triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria (circa 26.000).

Il problema che si rileva, in questi casi, è che ci sono molti tecnici specializzati che potrebbero essere assunti ma in possesso solamente del diploma da perito industriale (o titolo equipollente e non in possesso di titolo di istruzione superiore che attesti il completamento di un programma post-secondario di durata almeno triennale. Sono “semplicemente” diplomati periti industriali con un bagaglio di esperienze molto importante, esperienza fondamentale che poi li rende indispensabili per le aziende.

La norma che in Italia regola l’immigrazione è la Bossi-Fini: è evidente che gli aggiustamenti intervenuti nel tempo non sono stati in grado di portare a terra in modo completo uno strumento che potrebbe realmente dare supporto alle organizzazioni produttive. Le Direzioni HR di aziende che operano nell’Oil&Gas, energy, automazione industriale, meccanica di precisione hanno la capacità di reclutare dei tecnici specialisti internazionali, ma poi non hanno lo strumento per assumerli in Italia. Quale la soluzione? Una lettura “più morbida” del punto riguardante il titolo di istruzione superiore potrebbe essere certamente una strada poiché l’esperienza certificata di anni in un dato settore non può non contare se si è “solo” diplomati.

Una politica che esce dalla propaganda per atterrare nel mondo reale potrebbe non solo favorire un incontro consistente tra domanda e offerta di lavoro per i tecnici specializzati, ma anche far sì che dai dibattiti parlamentari, o dai talk show, esca qualcosa di più consistente che non sia un urlo o un bisticcio da oltre 10.000 like su qualche pagina social. Le aziende, sul punto, non chiedono molto più di questo.

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