Efficacia di breve periodo

Il tema prevalente toccato dai molti workshop HR dell’ultimo biennio è stato quello della “delivery”: la pandemia ha messo in luce la straordinaria efficienza dello smart working e l’accelerazione di fenomeni quali il virtual assignment e il remote working internazionale. Le aree funzionali collegate alle Corporate e agli HQ in particolare, hanno visto e vedranno impennare il ricorso al lavoro da remoto, la tempesta di video teams/zoom ha accompagnato un livello di performance a dir poco straordinario, il ripensamento delle organizzazioni non è un target ma parte principale dei correnti piani di change management. Questo riposizionamento parrebbe toccare solo parzialmente il ricorso alla Global Mobility: posto il “crescendo” dei fenomeni sopra richiamati, la contrazione degli schemi tradizionali di assegnazione internazionale non ha seguito ciò che si poteva immaginare a primavera 2020. Con la diffusa riapertura delle frontiere, la domanda di espatrio ha teso a tornare verso uno standard ordinario, segnalando un punto di attenzione particolare sul fenomeno delle trasferte internazionali e in particolare le trasferte in area UE. Il tema delle trasferte internazionali era peraltro già in agenda fin dal 2019: osservando i dati ufficiali rilasciati dall’ Inps in tema di “certificati di distacco previdenziale A1 emessi nel 2018 e 2019” (dato più recente, formalmente rilasciato dall’ Inps nel corso del 2020), emergeva un sensibile incremento della mobilità ufficiale dei nostri manager e tecnici in area “UE e Svizzera”. Guardando al Paese maggiormente domandato, la Francia, si passava da circa 37.000 del 2018 a circa 46.000 certificati A1 emessi nel 2019: i numeri lasciano facilmente intendere che si trattava sia di dipendenti distaccati che, soprattutto, di dipendenti in trasferta internazionale.

Fonte: Inps

Questo trampolino pre-pandemico, combinato con il nuovo mix di business model legati alla Global Mobility, lascia intendere che il tema “trasferte europee” in particolare, sarà un punto dei prossimi piani organizzativi di HR Department e Business Manager delle aziende italiane impegnate in progetti europei. Il nostro Osservatorio 2021 conferma questo trend laddove alla gestione della trasferta (così come del distacco) in area UE si associano ormai da diverso tempo le ben note criticità connesse al recepimento, da parte degli Stati membri dell’Unione, delle Direttive UE 67/2014 e 957/2018. Il feeling è quello di una mobilità regionale infra-europea in tendente crescita, a valle di un’ulteriore combinazione con i fenomeni del remote working internazionale e del virtual assignment: la riflessione potrebbe essere conseguente, non va dimenticato che le aziende, da sempre, non ricercano solo l’efficienza, alla quale si deve associare una chiara ed evidente efficacia. Ciò che il 2021 tende a comunicare sui temi di Global Mobility, registra in tal senso un orientamento chiaro: la mobilità in area europea ha trovato, trova e realisticamente troverà nella trasferta una leva organizzativa che andrà “oltre la delivery-efficiente”.

 

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